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mercoledì 20 maggio 2015

E dopo qualche mese, io, Horus e la libertà siamo tornati in mare





Horus e io siamo tornati in mare. Notizia, questa, che non troverebbe spazio neppure sulla rubrica del “chi se ne freda” di “cuoriana” memoria. Eppure, per me, è una grande notizia. Una gran bella notizia.
Senza addentrarmi in particolari – questi sì per voi assolutamente insignificanti – diciamo che era da dicembre che le mie condizioni fisiche non mi hanno consentito di fare anche solo qualche piccola uscita. Tra medici e terapie, ho rinviato di settimana in settimana. Poi mi sono detto che se avessi aspettato le condizioni ideali, sarei rimasto in porto per chissà quando.

E così stamattina, colazione al chiosco di S. Nicola, poi il solito (secondo) caffè mattutino col mio amico Mario: Quindi motore in moto (dopo aver cambiato la batteria parte al primissimo colpo),  cime a terra e via, fuori dal porto.
Vento quasi nullo: forse 4 nodi da Est. Prua al vento, su la randa. Confesso che – nonostante il winch – mi sono stancato. Ma questo lo sapevo già. Rotta su Capo Zafferano, vento al traverso, fuori anche il genoa. Horus, nonostante la chiglia non propriamente pulita, faceva i suoi 3 nodi.
Davanti a Porticello e fin quasi a Vergine Maria, un imm0ondezzaio galleggiante: sacchetti di plastica, rami forse portati a mare dall’ultima forte pioggia, cassette di pesce (senza pesce) e perfino una bombola del gas. Mi viene rabbia vedere la nostra meravigliosa terra sfregiata e poi abbandonata a se stessa.
Capo Zafferano
Doppiato Capo Zafferano, col vento debolissimo al giardinetto, ho cominciato a bordeggiare per aumentare un poco la velocità. Poi, davanti alla spiaggia di Mondello, il vento è salito a 15 nodi e Horus ha cominciato a filare che era una bellezza. Peccato che si era alla fine della rotta.  
Normalmente non sto al timone: affido tutto a Schettino (il mio pilota automatico). Oggi no: volevo stare al timone, inseguire anche il più piccolo refolo, mettere a segno le vele manco fossi stato in regata. E confesso che mi sono emozionato. Avevo voglia di “sentire” Horus, sentire le sue vibrazioni sotto le raffiche. E quando a Mondello ho tirato giù la randa, avvolto il genoa e calato l’ancora, forse ho pianto un po’.
Capo Gallo in vista
Per me fare queste venti miglia è stato come fare Capo Horn controvento su una canoa. Ho fatto una scommessa con me stesso e l’ho vinta. E ora ricordo Mario (lui conosce bene tutta la situazione) sul molo di san Nicola che mi ha seguito con lo sguardo finchè ha potuto.
Adesso sono all’ancora davanti alla spiaggia di Mondello. Ascolto un po’ di buona musica e scrivo queste quattro parole. E respiro felicità.
All'ancora davanti alla spiaggia di Mondello
Adesso so che posso tornare a navigare. Domani si prevede maestrale a 20 nodi e tornerò a San Nicola. Qualcge giorno di riposo e poi di nuovo in mare. Non voglio stare in  porto. Io, Horus e la libertà preferiamo il mare aperto. 





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