L'alba appena uscito dal porto di S. Vito Lo capo |
Non fidatevi
dei nomi: uno pensa alle Eolie e scommette che è lì che Eolo, il Dio del vento,
abbia posto dimora. Sbagliato: alle Eolie o c’è troppo vento o c’è bonaccia. E
nella stagione estiva a prevalere è proprio la bonaccia. Qui in Sicilia,
invece, è nel Trapanese che c’è sempre vento. Andate a vedere i grib e
osservate che c’è in tutta l’isola non c’è un refolo: al massimo qualche
leggera brezza.
Nel
Trapanese (andiamo dalle Egadi fino a mazara e un altro pezzettino più a Sud)
le termiche sono belle e sostanziose. Sono partito da S. Vito all’alba e lì c’era
calma piatta: mare come l’olio. Pensate che per uscire dall’ormeggio ho mollato
la cima di poppa sottovento, quella di prua, poi quella di poppa sopravento e
in tutto questo tempo, libera come Jeanneau l’ha fatta, Horus è rimasta
piantata al suo posto.
Sono partito
all’alba e mi sono beato di uno spettacolo unico: il sole che, rosso come una
palla di fuoco, sorgeva alla mia poppa, e a prua la luna che – stanca dopo aver
illuminato per tutta la notte il nostro emisfero - tramontava e andava a nanna.
In questi giorni, mi sono beato di albe e tramonti, albe e tramonti del sole e della luna.
In cambusa non poteva mancare l'origano selvatico del Trapanese |
Mi sono
lasciato il faro di S. Vito alla mia sinistra e, col motore a 1.300 giri (4
nodi, per me, è il giusto compromesso per andare a secco di vele) ho fatto
rotta per 235°, giusto per passare a poso meno di due miglia da punta saraceno
e trovarmi abbastanza fuori dalle secche al momento di arrivare in prossimità
di Trapani.
In
lontananza, in quel mare immobile che sembrava un dipinto, un branco di delfini
ogni tanto emergeva per prendere aria. Speravo che si avvicinassero, ma non l’hanno
fatto. Sarà per la prossima volta.
Punta del Saraceno, sormontata dal Monte Cofano |
Alla mia
sinistra sfila Monte Conero e si comincia a vedere bene il Monte Erice con la
sua splendida cittadina medioevale (vale la pena fare una puntata fin lassù). In
basso una lunga distesa di case: siamo a Pizzolungo. Lì La mattina del 2 aprile
del 1985, poco dopo le 8:35, sulla strada statale che attraversa Pizzolungo,
posizionata sul ciglio della strada statale, un'autobomba è pronta per
l'attentato al sostituto procuratore Carlo Palermo che si sta recando al
palazzo di Giustizia di Trapani a bordo di una 132 blindata, seguito da una
Fiat Ritmo di scorta non blindata. In prossimità dell'auto carica di tritolo l'auto
di Carlo Palermo, supera una Volkswagen Scirocco guidata da Barbara Rizzo,
30 anni, che accompagna a scuola i figli Giuseppe e Salvatore Asta, gemelli di
6 anni. L'utilitaria si viene a trovare tra l'autobomba e la 132. L'autobomba
viene fatta esplodere comunque, nella convinzione che sarebbe saltata in aria
anche l'auto di Carlo Palermo. L'esplosione si udì a chilometri di distanza.
L'utilitaria
invece fa da scudo all'auto del sostituto procuratore che rimane solo ferito.
Nella Scirocco esplosa muoiono dilaniati la donna e i due bambini. Il corpo
squarciato della donna viene catapultato fuori dall'auto mentre i corpi a
brandelli dei bambini finiscono dispersi molto più lontano. La Sicilia,
purtroppo, è fatta anche di questo.
Il vento,
intanto, comincia a dare i primi segni di esistenza in vita. Ma è tardi per
alzare le vele: non mi metto a faticare per affrontare solo tre miglia. Il vento
sembra non gradire questa mia decisione e, quando sono all’imboccatura del
porto, rinforza: dieci, quindici, diciotto nodi. Un bel regalo per l’ormeggio.
Per chi non
lo sapesse, Horus ha un’elica a due pale. Due pale fisse, non abbattibili. Il
che significa che, prima di agguantare l’acqua e cominciare a spingere all’indietro,
vuole il suo tempo. Ma ormai la conosco bene la mia bimba e riesco ad
ormeggiare: avrei gradito che qualcuno dei ragazzi che mi hanno accolto al
pontile, salisse a bordo e mi tirasse la cima di prua. Ma forse temevano
(sbagliando!!!) di essere scortesi o di sporcare la barca. Vabbè: come fu e
come non fu, sistemata la poppa sono riuscito anche a sistemare la prua. Mi
sono fatto aiutare dal motore. Del resto, fa o non fa parte della dotazione
base della barca?
Il mare, amici miei, sembra grande, ma è davvero piccolo. A dire il vero, lo è anche la terra. Se a San Vito ho rivisto Grazia dopo anni, tanti anni (eravamo amici di gioventù ed erano i bei tempi del liceo...), oltre a mario e Monica (la mia "famiglia sannicolana...), a Trapani è venuto a trovarmi Fulvio, uno dei miei amici del cuore (quelli, per intenderci, che valgono più di un familiare con cui non senti affinità). Nonostante i suoi due metri d'altezza (quando lo sfotto gli dico sempre di non farmi incazzare, altrimenti lo prendo a testate sulle palle), ha dormito su Horus, a poppa. Lui sostiene d'aver dormito bene. La mattina aveva tenuto una conferenza a Favignana e forse era stanco per aver parlato troppo. Boh, robe da intellettuali che da tre anni non riesco più a comprendere.
All'ormeggio nel porto di Trapani |
Un consiglio
a chi arriva a Trapani provenendo da est. Insomma, da Palermo. In prossimità
del capoluogo, tenersi abbastanza lontani dalla costa: è piena di scogli e di
secche. E quando il fondale è rassicurante, ci sono i pescatori con le loro
reti.
Secondo
consiglio: prima di arrivare all’imboccatura del porto (che guarda a Favignana
e a Levanzo) pensate di essere arrivate perché vedete una scia di piccoli
pescherecci che si infilano nel porto: non provateci neppure, visto che il
fondale, in questa falsa imboccatura, è inferiore al metro. Loro entrano, voi
affondereste.
Proseguite
per un altro miglio, virate a sinistra e lì sì che potrete entrare. Il porto è
abbastanza grande. Schivate navi e aliscafi che vanno già a tutta manetta
subito dopo l’uscita del porto ed entrate tenendovi al centro. La Lega Navale,
che mi ha ospitato con la consueta gentilezza che caratterizza tutte le basi
nautiche che ho conosciuto, è dietro una scogliera. Se vi fate guidare per radio
o per cellulare non dite di avere capito, perché le scogliere sono due e rischiate
di trovarvi su un fondale da un metro. Insomma, meglio passare per tonti e non rischiare
che apparire figli adottivi di Einstein e finire a scogli.
A Trapani c’è
un benzinaio che è alla radice del molo dal quale dipende il pontile
galleggiante della Lega. Non si vede subito, ma c’è. Basta solo andare alla
radice del molo in cemento.
Per chi
vuole ormeggiare, ma non vuole spendere soldi (qui per un dieci metri, nella
stagione estiva, ci stanno poco a chiedervi 50-60 euro) ci si può mettere all’ancora
proprio a ridosso della scogliera che separa la Lega Navale dal resto del
porto. In questo momento, per esempio, c’è un catamarano di 60 piedi che ha
passato lì tutta la notte e che sembra voler fare il bis.
Domattina
andrò via. Ho la tentazione di andarmene all’ancora a Levanzo (un’isola che
adoro e alla quale mi legano tanti dolci ricordi) oppure andare direttamente a Mazara
del Vallo. Marsala, invece, è una tappa che ho deciso di escludere: alla Lega Navale
non posso andare (hanno un pontile, ma con un fondale di 80, proprio ottanta, centimetri….).
E finora le miglia percorse sono 124 |
Deciderò con
calma domattina. Stasera mi sentirò con i miei medici e cercherò di capuire
quando dovrebbe cominciare una nuova terapia che mi terrà fermo per diversi
giorni. Insomma, vivo alla giornata. Il che, tutto sommato, è quello che volevo
fare quando, esattamente tre anni fa, ho lasciato la terra per trasferirmi in
barca.
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